Ti piacerebbe imparare a programmare il PLC e vuoi sapere se è possibile trovare impiego e lavorare da remoto? Sei alla ricerca di aziende che offrono impiego nell’automazione industriale e vorresti lavorare da casa?
Benvenuto, in questo articolo scopriamo insieme i vari aspetti da considerare quando si vuole diventare programmatore di PLC, e cosa è necessario per svolgere questa attività in smart working, oppure remote working.
Il programmatore PLC è oggi un mestiere molto ambito, e molte sono le aziende che ricercano personale nel settore automazione industriale.
Tra chi si avvicina a questo mondo spesso nasce la questione del lavorare in trasferta, in ufficio, o addirittura da casa; l’idea di organizzare il proprio tempo e soprattutto il proprio spazio per svolgere il proprio impiego può essere estremamente allettante.
Vediamo ora che cosa dobbiamo considerare se vogliamo diventare programmatori PLC da remoto, partendo dai diversi tipi di lavoro remoto, ovvero smart working e remote working.
1. Smart working: Quando parliamo di smart working, non dobbiamo confondere questo con il remote working. Smart working infatti significa organizzazione del lavoro intelligente, e questo non comporta sempre lavorare da remoto, quanto piuttosto integrare una parte del lavoro da remoto, in un’organizzazione dei compiti ottimizzata.
Facciamo un esempio: potremmo lavorare lunedì e martedì presso la sede dell’azienda (se è a portata di mano), e il resto della settimana dove preferiamo (casa, ufficio personale, altri luoghi).
Un modo per organizzarsi molto diffuso è quello di svolgere una riunione organizzativa il lunedì in azienda, e permanervi un paio di giorni.
Durante la visita in sede si possono prelevare documenti o oggetti necessari per lavorare successivamente da remoto, oppure svolgere quei compiti che da remoto non possiamo eseguire, per esempio se necessitano di attrezzatura particolare che non possediamo.
Gli altri giorni della settimana si lavora da casa o da dove preferiamo.
Quando si ritorna in azienda il lunedì successivo, si mostra il lavoro svolto, si raccolgono idee per il continuare il lavoro, ed eventualmente si decidono insieme modifiche e miglioramenti a ciò che si è svolto fino a quel momento.
2. Remote Working: Il vero lavoro da remoto è quello che eseguiamo lontano dall’azienda, in questo caso non abbiamo la possibilità di accedervi a volte per periodi prolungati.
Per svolgere questo lavoro è necessario organizzarsi bene sia in termini di cosa fare che di strumenti necessari per farlo, per esempio munendosi di un’ottima connessione internet, e di un computer che permetta di svolgere le stesse cose che possiamo fare quando siamo in sede, e così via.
Se per quanto riguarda lo scambio di informazioni e documenti oggi non ci sono problemi, se lavoriamo da remoto e abbiamo bisogno di acquisire oggetti fisici, per esempio pezzi necessari per il nostro lavoro, le cose si complicano, per questo non sempre questa modalità di impiego è realizzabile.
Ora che abbiamo visto in cosa si differenziano lo smart working e il remote working, vediamo cosa ci serve per fare i programmatori PLC con queste due modalità:
Requisiti hardware per il programmatore PLC da remoto e in smart working.
1. Computer performante, in grado di contenere diverse virtual machines, sulle quali caricare i vari tools di programmazione per i PLC, i sistemi HMI, per configurare le reti e altro.
É sempre consigliabile utilizzare macchine virtuali, in modo da evitare possibili conflitti da parte dei vari moduli software che installiamo, oltre che per trasportare facilmente gli ambienti da un computer all’altro, attraverso hard disk portatili.
2. Hard disk portatili per il trasporto dei dati e per il backup del lavoro svolto. A volte non ci pensiamo, ma effettuare una copia di backup (meglio due) di tutto ciò che facciamo è di vitale importanza.
A questo proposito possiamo munirci di software di backup intelligente per velocizzare e semplificare le operazioni, che permettono di eseguire backup incrementali o differenziali, oltre che naturalmente backup completi.
3. Chiavette USB per trasporto veloce di dati da un PC a un altro, ed eventualmente una stampante.
4. Modem Router Internet con accesso WI-FI. Se vogliamo lavorare lontani dall’azienda, dobbiamo essere sempre in grado di collegarci alla rete; in caso di emergenza possiamo utilizzare lo smartphone in modalità tethering.
Programmi per lavorare da remoto.
1. Software con relative licenze da installare sul computer. Per ogni tipo di PLC che dobbiamo programmare, è necessario il suo ambiente di sviluppo, per esempio TIA Portal, CX-One, Studio 5000, Automation Builder, EcoStruxure.
Per quanto riguarda i sistemi di monitoraggio, solitamente si utilizzano Siemens WinCC, EasyBuilder PRO, FactoryTalk Machine e Site Edition, Ignition, Movicon; ce ne sono davvero tanti.
2. Software editor di testo per appunti e documentazione, eventualmente anche software CAD per disegnare schemi generici e CAD elettrico per schemi elettrici.
3. Software di accesso remoto, per esempio client VPN per accedere ai server dell’azienda o a quelli dei clienti nel caso interveniamo sugli impianti.
4. Software o servizi online per video conferenza, utilissimo sia per i meeting a distanza che per l’assistenza ai tecnici in remoto.
Documentazione per lavorare.
Per fare il programmatore PLC da remoto dobbiamo sempre avere a disposizione:
1. Schemi elettrici degli impianti su cui stiamo operando, oltre che schemi di flusso.
2. Specifiche tecniche delle procedure da creare nel PLC e per la progettazione dei sistemi di monitoraggio.
3. Eventuali manuali o data sheet di apparecchiature, necessari per capire come sviluppare il software e interfacciarsi con le stesse.
Tipi di compiti svolti in remoto.
In qualità di programmatori PLC, potremo ritrovarci a svolgere da remoto compiti diversi, soprattutto:
1. Sviluppo di programmi PLC e sistemi di supervisione industriale.
2. Progettazione di quadri elettrici d’automazione.
3. Stesura di procedure per interfacce tra impianti diversi o con sistemi MES.
4. Disegno e modifica schemi elettrici industriali, così come schemi P&ID.
5. Collaudo di software con i simulatori o direttamente su apparecchi fisici.
6. Collegamento ai sistemi dei clienti sui macchinari e sugli impianti per effettuare modifiche, e soprattutto per l’assistenza in caso di malfunzionamenti.